Cosa sono le isole di plastica
Si è stimato che circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti, soprattutto rifiuti plastici, ogni anno finiscono in mare. È un problema che tocca tutto il globo. Il pattume viene spinto dalle correnti in determinate zone in cui si andrà a depositare perché intrappolato in vortici acquatici; in questo modo si andranno a creare degli accumuli spropositati di rifiuti che prendono il nome di isole di plastica.
Prendono il nome di “isola” non di certo perché si tratti di terre emerse, bensì perché risultano essere un vero e proprio concentrato di rifiuti e detriti talmente denso da sembrare, appunto, un’isola. Negli oceani esistono fin troppe isole di plastica, si differenziano per volume ed età; purtroppo, però, la loro estensione continua ad aumentare di anno in anno.
Sia l’inquinamento sia la massa informe di rifiuti non sono destinati soltanto alla superficie marina ma la diffusione ha raggiunto un livello così estremo da arrivare fino ai fondali. Vien da sé la constatazione di quanto possano queste isole di plastica aver intaccato la flora e la fauna marine.
Dove si trovano
La più grande e famosa isola di plastica attualmente presente sul globo si trova nell’Oceano Pacifico ed è nota come Great Pacific Garbage Patch. Pare che sia la più antica del mondo, è stata ufficializzata nel lontano 1997. Però, la sua presenza era già nota negli anni ’70. Mossa dalla corrente oceanica nordatlantica, si conquista il secondo posto per estensione la North Atlantic Garbage Patch.
Al largo delle coste del Cile e del Perù si trova la South Pacific Garbage Patch che è formata principalmente da microplastiche. Inoltre, si è aggiunta alla lista delle recenti scoperte anche la South Atlantic Garbage Patch, localizzata tra l’America del Sud e l’Africa meridionale. Infine, le ultime due sono l’Indian Ocean Garbage Patch, si estende per più di 2 chilometri, e l’Artic Garbage Patch, scoperta nel 2013 è l’isola di plastica più piccola.
Come si formano
Si suppone che circa l’80% dei detriti provenga proprio dalla terraferma attraverso i fumi. L’accumulo, per quanto riguarda l’Oceano Pacifico, potrebbe essere imputato all’inquinamento da parte dell’uomo assieme all’azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico.
Però, l’inquinamento col passare degli anni è stato causato anche dalle industrie che scaricano i propri rifiuti nel mare, azione illegale. Non solo, i rifiuti potrebbero anche provenire dalle imbarcazioni come ad esempio navi da pesca, piattaforme petrolifere, ecc. Inoltre, il turismo non ha beneficiato in tal senso. Ad oggi la produzione globale di materie plastiche, alla luce di tutto questo, continua a crescere.
Come ridurre l’utilizzo di plastica?
Nella propria vita quotidiana, per ridurre la plastica, si può partire proprio dall’acqua. Infatti, la fonte di vita primaria può anche dimostrarsi la fonte primaria di morte perché l’utilizzo e l’acquisto di bottigliette di plastica non accenna a terminare. Motivo per cui si potrebbe acquistare e installare un erogatore di acqua che non solo assicura acqua depurata grazie al filtraggio che avviene, ma anche un risparmio in termini di costi e materiali plastici. È un dispositivo che si adatta alla perfezione a tutte le cucine, ma anche agli uffici e alle attività di ristorazione.
E’ importante inoltre utilizzare le borracce quando ci si trova fuori casa, cosi da non dover acquistare bottiglie in plastica. Con delle piccole accortezze è davvero possibile salvare il Pianeta. Il motto di ognuno di noi dovrebbe essere: “Lasciare il mondo più pulito di come l’abbiamo trovato”.